mercoledì 17 gennaio 2018

TERZA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL GIORNALISMO ALIMENTARE: A TORINO DAL 22 AL 24 FEBBRAIO 2018

Il mondo della comunicazione alimentare si dà nuovamente appuntamento a Torino per la terza edizione del Festival del Giornalismo Alimentare. Dal 22 al 24 Febbraio 2018, nella moderna cornice del Centro Congressi “Torino Incontra” (Via Nino Costa 8, Torino), giornalisti e uffici stampa, blogger e influencer, aziende, enti e istituzioni, alimentaristi e scienziati si ritroveranno per un confronto sulla qualità dell’informazione alimentare e sulla responsabilità sociale di coloro che hanno il delicato compito di comunicare il cibo.

Il Festival, che nell’edizione 2017 ha contato oltre 1.000 presenze, tra giornalisti, blogger e comunicatori, manterrà il format ormai collaudato: due giornate di convegni, seminari e momenti di formazione (giovedì e venerdì), e due serate dedicate agli eventi off, mentre il sabato sarà interamente dedicato alle esperienze dirette da far vivere a giornalisti e blogger attraverso press tour a Torino e in Piemonte.

La redazione del blog "Cibo al microscopio" ha partecipato all'edizione 2017, con alcuni articoli che hanno avuto particolare successo fra i lettori. In particolare:
- Il bambino vegano è un bambino sano?
- La cucina vegetale-integrale di Antonio Chiodi Latini
- Le paure alimentari
- "Cibo al microscopio" intervista Antonio Chiodi Latini sul new food
- Ritirato dagli scaffali: come circolano le informazioni sugli allarmi alimentari?

Per maggiori informazioni, per l’iscrizione ai panel di lavoro e per gli accrediti stampa si rimanda al sito del Festival, completamente rinnovato nella veste grafica e costantemente aggiornato nei contenuti (www.festivalgiornalismoalimentare.it).

Riprendono anche le iscrizioni alla “Rete del Festival”, la community dedicata ai giornalisti, ai blogger e ai comunicatori interessati a promuovere il proprio lavoro e a partecipare attivamente alla costruzione del Festival. L’obiettivo della Rete – che attualmente conta già più di 300 iscritti - è di costituire una piazza “virtuale” dove i professionisti possano fare network e confrontarsi al tempo stesso. Per iscriversi alla Rete è sufficiente andare sull’apposita sezione del sito dove gli iscritti potranno scaricare un marchio di qualità da utilizzare per la loro comunicazione.

Ufficio stampa Festival del Giornalismo Alimentare
Stefano Bosco Tel. 338 9321089 | Silvia Fissore Tel. 347 4449540
stefano.bosco@spazi-inclusi.it   |fissore.silvia@gmail.com
stampa@festivalgiornalismoalimentare.it

sabato 6 gennaio 2018

LA SCIENZA E' METODO, NON DEMOCRAZIA. ANCHE QUANDO SI SCRIVE DI CIBO

In questo momento state leggendo un articolo su "Cibo al microscopio", ovvero un blog che si occupa di scienza e cultura del cibo. Ma quanti blog sul cibo esistono? E quanti siti... e quante discussioni sui social network? Per non parlare poi di tutti i programmi televisivi sul cibo e delle riviste cartacee.

In poche parole, siamo sommersi dal cibo narrato, ma non sempre facciamo attenzione alla qualità di ciò che leggiamo. Talvolta prendiamo per vere cose completamente false, e poi le diffondiamo pure tramite i social network. Cibo, alimentazione e salute, e con la salute non si scherza.

Il web è immenso: vi si può pubblicare qualunque cosa e non esiste controllo. Quanto più una notizia è emotiva e clamorosa, tanto più attrae lettori e potrebbe facilmente essere una notizia falsa. Dopo la notizia falsa vi può essere una smentita, ma spesso la smentita non arriva perché è come minimo imbarazzante "smentire un fatto che si è pubblicato magari con enfasi, cadendo nella trappola". E queste sono parole di Piero Angela che, in tanti anni di attività giornalistica, di smentite ne ricorda veramente poche.

Nel libro "Giornalismo pseudoscientifico - Disinformazione e sensazionalismo tra media e web" (Gruppo C1V edizioni) Piero Angela racconta di come una notizia falsa senza smentita non può che generare credenze in cose ancora più assurde: "se era vero quel fenomeno, perché non anche altri?". Quando Piero era giovane i giornalisti andavano sul posto a controllare e verificare le notizie; oggi i costi sono alti, si fa tutto da computer e quindi si cade ancora più facilmente in trappole più o meno sofisticate.

Nel libro citato, la seconda parte è stata scritta da Marco Cappadonia Mastrolorenzi, che ha voluto ribadire innanzitutto che la scienza non può essere democratica. La par condicio non può essere attuata - magari in un talk show televisivo - con la scienza. Non possiamo far parlare uno scienziato di un argomento insieme ad un tizio che di quell'argomento non sa nulla. La scienza esige la prova, l'esperimento, il controllo, la verifica da parte di altri scienziati che devono ripetere l'esperimento ed ottenere gli stessi risultati. "La scienza - ed è bene ribadirlo con forza - non può avere un confronto tra opposti e questo perché essa si basa su osservazioni e dati sperimentali, e la stessa comunicazione tra addetti ai lavori avviene dentro un iter dettato da regole precise: un percorso specifico il cui modello eseguito si è rivelato nel tempo il migliore possibile" afferma M. C. Mastrolorenzi. Ciò non significa che uno studio scientifico non possa essere messo in discussione: ciò può succedere, ma va fatto "seguendo lo stesso metodo utilizzato per produrre quel risultato scientifico che si ritiene errato".

La terza parte del libro "Giornalismo pseudoscientifico" è stata scritta da Cristina Da Rold, che ci avverte di un fatto molto importante: la scienza e lo scientismo sono cose diverse. I detrattori del metodo scientifico accusano gli scienziati di essere scientisti, ma questi ultimi sono coloro che credono che la scienza possa risolvere tutti i problemi dell'uomo, anche quelli spirituali. No, la scienza non aspira a questo, ma il suo metodo è quello che ci ha dato tutto il progresso tecnologico di cui oggi disponiamo.

Come possiamo quindi valutare la veridicità di una notizia? Con la ragione, "quella che ci impone di fidarci solamente di ciò che è verificato". E se il soggetto che propone una nuova farina, una nuova dieta o una nuova cura non vuole mettersi nelle mani della scienza per effettuare una verifica, "allora è ragionevole che ci sia un motivo ben preciso di questa scelta. Cosa pensiamo di un imputato che in un film rifiuta di sottoporsi all'esame del DNA?".

Walter Caputo
Relatore al CNMP 2018