lunedì 9 novembre 2020

I BENEFICI DEL BRODO DI POLLO

 

Si sa, quando arriva l'autunno, le temperature calano anche bruscamente e cominciano quelli che vengono comunemente chiamati i "malanni di stagione". Tosse, naso che cola e qualche linea di febbre possono fare la loro comparsa. I rimedi casalinghi prescrivono riposo e brodo di pollo. Tutti quanti, quando pensiamo al brodo di pollo, lo associamo allo stare a letto e a qualcuno che ce lo prepara, magari con una spremuta di arancia se l'autunno è inoltrato. 

Il brodo di pollo fa effettivamente bene? 
La minestrina è un piatto leggero, adatto a chi ha poco appetito quando è malato. Viene servita nel brodo, solitamente di pollo. Il pollo è ricco di proteine e vitamine del gruppo B, che aiutano il sistema immunitario ed è anche una buona fonte di minerali. Inoltre aiuta a recuperare i liquidi persi durante la sudorazione.

Da solo basta?
No, da solo non basta, oltre al pollo, il brodo dovrebbe contenere cipolla, carota e verdure che contengano la vitamina k, che aiutano il corpo a mantenersi in salute e a riprendersi dopo una malattia.

Ha altri benefici?
Il brodo di pollo preparato da qualcuno che ci accudisce è una coccola, che fa bene anche all'umore.

Serve solo ai malati?
No, assolutamente no. E' anche utile durante la gravidanza e l'allattamento.
Le proteine contenute nel brodo conferiscono un apporto indispensabile durante la gravidanza e l’allattamento, per la costruzione dei tessuti del feto e, successivamente, per rinforzare di nutrienti essenziali la madre e il bambino. Il grasso contenuto nel brodo di pollo potrebbe rivelarsi utile nell’affrontare la stitichezza, perché è un valido rimedio contro il ristagno delle feci negli intestini.

Luigina Pugno

mercoledì 21 ottobre 2020

A CENA DA AMY: UN LIBRO PER SPERIMENTARE IN CUCINA

Un regalo di compleanno per un'amica si trasforma in un libro, che sembra un irrinunciabile invito a cena da Amy. Sì, perché da lei, ad Edimburgo, c'è sempre qualche invitato, non importa se sia vegano oppure no. E' sufficiente che abbia voglia di sperimentare in cucina. E magari sentire quel profumo di colazione di una vecchia fattoria in Sudafrica. 

Allora Amy, cominciamo da lei. In che modo il suo percorso di vita, di studio e professionale l'ha condotta a scrivere "Cena da AMYci - 101 ricette vegane per soddisfare ogni palato"?

Sicuramente adottare una dieta vegana 5 anni fa mi ha spinta ad esplorare cucine di vari paesi e a sperimentare, e da qui ho approfondito la mia passione per la cucina. Fin da piccola mi è sempre piaciuto cucinare (soprattutto dolci) ma la sfida di trasformare i miei piatti preferiti in versione vegana mi ha permesso di migliorare le mie doti culinarie, e di cimentarmi in nuovi piatti che in passato avrei 'snobbato'. Dopo essermi trasferita a Edimburgo per l'università mi sono imbattuta in una comunità estremamente internazionale, grazie alla quale ho avuto modo di conoscere le culture culinarie di vari paesi. Ho sempre qualcuno a cena a Edimburgo, e da qui è nato anche il titolo del libro.

Com'è strutturato il libro?

Il libro è suddiviso in 5 capitoli tematici: Primi Piatti, Contorni, Pane & Pasta, Snack e Dolci. Ogni ricetta è affiancata da una foto del piatto ed é presente un indice al fondo.

Per quali caratteristiche il suo libro si distingue dagli altri (simili), attualmente in commercio?

Non essendo una professionista tutte le ricette hanno procedimenti abbastanza semplici ed ingredienti facilmente reperibili. Ho anche voluto affiancare grandi classici a piatti internazionali meno conosciuti, per permettere al lettore di imbarcarsi in una sorta di viaggio culinario.

Amy Lussiana, autrice
di "Cena da amyci"
Perché l'ha scritto sia in italiano che in inglese?

Sono cresciuta bilingue (padre italiano e madre sudafricana) e volevo rendere il libro accessibile a tutti i miei amici/familiari. Il libro è nato originariamente in inglese ma fin da subito ho ricevuto numerose richieste di tradurlo. Ho deciso di mantenere il titolo in italiano in entrambe le edizioni però.

Perché proprio 101 ricette e non cento o 365 ad esempio?

Ero indecisa tra 100 o 101 ricette, ma alla fine ho deciso di scegliere 101 per essere un po' meno banale!

Ha scritto "Cena da AMYci" esattamente per chi? A quali categorie di lettori è destinata la sua opera?

Il progetto è nato come regalo di compleanno per una mia amica, che ha sempre sostenuto che avrei dovuto scrivere un libro di ricette, quindi inizialmente era una semplice collezione delle mie ricette preferite per i miei amici. Man mano la collezione si è trasformata in un ricettario vero e proprio. Ritengo sia un libro per chiunque sia interessato ad espandere i propri orizzonti in cucina, vegano o non!

Quale ricetta, per lei, ha un valore emotivo tale da essere ricordata per sempre?

Probabilmente direi la ricetta per i rusks, l'equivalente sudafricano dei nostri cantucci. Mi riporta alla mia infanzia e alle numerose colazioni alla fattoria in Sudafrica oppure gli spuntini durante i vari safari. Appena si diffonde l'aroma in cucina parte la nostalgia. Inoltre sono buonissimi inzuppati in una tazza di tè.

Chi volesse acquistare il suo libro, come può fare? Quali sono le alternative di pagamento? Esiste solo un'edizione digitale o è disponibile anche quella cartacea?

Il libro è acquistabile tramite Payhip ed é necessario un account PayPal (facilmente creabile). Al momento è disponibile solo in versione digitale ma il mio prossimo progetto sarà riuscire a pubblicare una versione cartacea! 

Grazie ad Amy Lussiana per aver risposto alle mie domande. Sono infatti molto curioso, altrimenti non avrei fondato il blog "Cibo al microscopio". Spero quindi di aver soddisfatto anche la vostra curiosità, e di avervi segnalato un libro interessante. 

Walter Caputo

lunedì 28 settembre 2020

PAUSA PRANZO TRA LE NUVOLE: RIAPRE IL BISTROT DI PIANO 35 A TORINO

Torino, settembre 2020 – Pausa Pranzo tra le nuvole: a partire da lunedì 28 settembre il ristorante Piano 35, in cima al grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, riapre anche a mezzogiorno con la sua formula bistrot. Si tratta di 60 coperti collocati lungo il perimetro della serra bioclimatica per godersi il panorama della città, come affacciandosi da un giardino pensile a 150 metri d’altezza.

Non vedevamo l’ora di poter riaprire anche a pranzo– spiega Marco Sacco, chef bistellato alla guida del ristorante – Il nostro obiettivo? Offrire ai torinesi un luogo dove staccarsi letteralmente da terra, anche solo per un’ora, all’insegna della bellezza e della leggerezza, a un costo accessibile”.

La formula bistrot di Piano 35 rimane inalterata: cucina aperta dalle 12.30 alle 14.30 dal lunedì al sabato con possibilità di scegliere tra cinque box (quattro salati e uno dolce) con piatti che vanno dai 6 ai 26 euro. In arrivo, sempre da lunedì 28 settembre, una novità che strizza l’occhio alla magia di una proposta gastronomica più ardita: all'offerta classica si aggiunge, infatti, il nuovo menù “Aspettando la sera”, un vero e proprio percorso a sorpresa con tre piatti selezionati dai menù serali che verranno serviti su richiesta al costo di € 50 (bevande escluse).

I tavoli sono adeguatamente distanziati tra loro per garantire la massima sicurezza, e il sistema di aerazione regolato in maniera naturale attraverso uno scambio costante con l’aria esterna.

Al ristorante si accede da un ascensore dedicato, direttamente da Corso Inghilterra n. 3 a Torino.

Per prenotazioni chiamare il numero 0114387800 o scrivere all’ indirizzo e-mail info@piano35.com.



sabato 6 giugno 2020

LA SINDROME SGOMBROIDE

Con l'arrivo dell'estate, tornano i tonni nel nostro mare e tornano articoli che parlano della cattiva conservazione di questi pesci.
Esistono sindromi che prendono il nome dell'organo colpito (sindrome dell'ovaio policistico), dal loro scopritore (sindrome di Korsakoff), ma ce n'è una che prende il nome da un pesce: lo sgombro!

Innanzitutto, cos'è una sindrome?
Una sindrome è un insieme di sintomi, che segnala la presenza di una o più patologie. E' un termine generico che viene accompagnato da altri termine che specificano la sede dove si verificano i sintomi (ovaio), o la manifestazione più evidente (tante ciste), o la causa.

Perché questa sindrome è stata abbinata ad un pesce?
I sintomi compaiono poco dopo aver mangiato pesci contenenti elevati livelli di istamina, come risultato della decomposizione di un aminoacido chiamato istidina dovuto ad attacco batterico. L'istidina si trova nei pesci appartenenti alle famiglie degli Scombridae e Scomberascidae: tonno, sarde, sardine, acciughe e sgombro appunto.

Come si manifesta?
Si manifesta come una risposta allergica, ma invece di provocare mal di pancia e nausea, causa mal di testa, affanno, tachicardia e prurito, causato da un eritema su collo e volto. I sintomi compaiono dopo qualche minuto fino a 2 o 3 ore dopo l'ingestione.
La causa di questi sintomi non è però un'allergia, ma un'intossicazione alimentare, non si deve essere quindi allergici ad una sostanza per venirne colpiti, può succedere a chiunque.
C'è da considerare che l'istamina è normalmente presente nel corpo umano ed è importante nella regolazione del sistema immunitario.

Cosa fa si che il pesce causi questa intossicazione?
Prima di tutto la causa è la cattiva conservazione del prodotto ittico non alle giuste temperature.
A casa dobbiamo fare attenzione a non provocare noi la decomposizione dell'istidina, rispettando la catena del freddo e non ricongelando prodotti ittici scongelati.

La cottura o il freddo distruggono l'istamina?
Una volta che l'istamina si è sviluppata in grande quantità non è possibile distruggerla, nè abbattendo il pesce, nè cuocendolo.

Luigina Pugno

mercoledì 8 aprile 2020

COME APPRENDERE E MIGLIORARE LA COMUNICAZIONE ENOGASTRONOMICA

Saper scrivere di cibo è molto importante. La comunicazione enogastronomica non è solo riservata ai giornalisti, ma anche a tutti coloro che scrivono di cibo perché lo producono, lo vendono e lo esportano. 

Per i giornalisti si tratta di ottenere una specializzazione, per acquisire tutte le abilità del food writing, e diventare professionisti del settore. D'altronde, per operare sulla carta stampata, in radio o sul web occorrono strumenti differenti. A tal proposito, secondo alcuni, basterebbe la passione. No, la passione è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Ogni lavoro, e quello del giornalista enogastronomico non fa eccezione, richiede competenze e conoscenze specifiche. E sono proprio queste ultime che consentono di ottenere un reddito dalla propria attività, mentre - spesso - la passione fine a se stessa è destinata ad affievolirsi e scomparire di fronte alle necessità di essere remunerati per il lavoro che si svolge.

Un ruolo importante nel food writing è svolto dalle tecnologie. Serve saper gestire un sito, aggiornare costantemente un blog, diffondere il proprio lavoro tramite diversi canali social, saper scattare foto degne di questo nome e girare video brevi e accattivanti.

Non dimentichiamo poi le necessarie conoscenze scientifiche di base: trasformazioni fisico-chimiche, allergie, additivi.

Soprattutto coloro che scrivono di cibo perché lo producono e lo vendono hanno bisogno di conoscenze di marketing editoriale, di igiene e sicurezza alimentare e di storia del cibo. Naturalmente, ciò non guasta nel bagaglio di un giornalista, ad esempio quando deve scrivere un pezzo su un ristorante che ha danneggiato i suoi clienti a causa della scarsa igiene. Oppure quando deve distinguere - nella narrazione commerciale di una grande azienda alimentare - ciò che è realmente storia in quanto si è verificata, ciò che è effettivamente scienza, poiché accertata, e ciò che invece è pura comunicazione commerciale, che fa leva sulle nostre "debolezze" per indurci all'acquisto. 

Esiste un corso che contiene tutto questo? Sì, si chiama "Food writing: scrittura e cucina - dal food blogging al giornalismo enogastronomico" e viene proposto dall'Accademia Telematica.

Walter Caputo
Coautore del libro "La pizza al microscopio"
Cofondatore del blog "Cibo al microscopio"
Docente di marketing editoriale, sicurezza alimentare e storia del cibo nel corso "Food writing: scrittura e cucina" dell'Accademia Telematica.




sabato 28 marzo 2020

A TORINO APERITIVO E CENA ARRIVANO A CASA TUA

"SAN SALVARIO A CASA TUA” è il progetto, che partirà a inizio aprile, per offrire esperienze enogastronomiche anche tra le mura domestiche. Alcuni locali e aziende hanno deciso di mettersi insieme, sotto il cappello dell’Associazione ViaBarettiper affrontare uniti questo momento di emergenza e continuare a far battere uno dei cuori della vita notturna torinese in una versione “domestica”.

Affini, Bottega Baretti, Barotto, Closer e Lo Stonnato propongono infatti differenti itinerari esperienziali attraverso la consegna diretta a casa.

Si parte dall’aperitivo con due formule leggere, una con il Tagliere di Alta Montagna del Barotto, l’altra con la focaccia della Bottega Baretti entrambe accompagnate dai drink di Closer ed Affini. Per la cena sono previste due proposte: battute di carne Piemontese del Barotto e pizze della Bottega Baretti, alle quali sarà possibile affiancare la piccola selezione di drink e birre dei due cocktail bar finendo con i dolci de Lo Stonnato.

In alternativa si potrà vivere l’Experience San Salvario che unisce tutti i locali con un’esperienza completa che parte dall’aperitivo, passa per la cena e si chiude con il dessert.

Per ogni pacchetto che sarà consegnato a casa, si sosterrà l’attività di erogazione e  consegna pasti agli operatori sanitari.

Il progetto prenderà il via nei primi giorni di aprile 2020, le modalità di acquisto saranno comunicate attraverso i canali social delle aziende aderenti al progetto.

Walter Caputo
Cofondatore del blog "Cibo al microscopio"






lunedì 6 gennaio 2020

ALLA SCOPERTA DELLE MODIFICHE GENETICHE NEL CIBO CHE MANGIAMO

Foto di Walter Caputo
E’ ormai trascorso un decennio dal lontano 2009. Fu proprio in quell’anno che uscì la prima edizione del libro: “OGM tra leggende e realtà” (Zanichelli Editore), scritto da Dario Bressanini, chimico, ma soprattutto divulgatore scientifico sul tema cibo. Ho recensito su Gravità Zero quella prima edizione il 28 marzo 2016, ponendo l’accento sulla complessità del tema “Organismi Geneticamente Modificati”, che taglia trasversalmente molte discipline: biologia e chimica, ma anche politica ed economia. E quelle considerazioni valgono ancora oggi.

Tuttavia, come dicevo poc’anzi, è passato un decennio e il sottotitolo della seconda edizione – “Alla scoperta delle modifiche genetiche nel cibo che mangiamo” – vuol proprio sottolineare che la scienza evolve, cambia e ci porta nuovi risultati. In altre parole la scienza non è un dogma, non è sempre uguale a se stessa: questo è il motivo per cui invito chi legge questo articolo ad aggiornarsi. Altrimenti si rischia di restare ancorati alle proprie convinzioni, addirittura talvolta a coalizzarsi con quelli che la pensano nello stesso modo, e in questa maniera ad opporsi agli altri, che la pensano in modo diverso. Tutto ciò è naturalmente favorito dagli algoritmi dei social network che “ci spingono” verso coloro che sono d’accordo con noi, senza fare differenza tra chi afferma qualcosa, non importa infatti se sia laureato oppure no, se sia uno scienziato oppure no, portando infine un vincitore di un Premio Nobel al livello di una persona qualunque. Tale rilevante problema è stato posto in evidenza anche dal Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine 2019.

In ogni caso, noi tutti mangiamo già OGM (e da molto tempo), a prescindere dalle definizioni legislative, che limitano l’obbligo dell’etichetta solo in determinati casi. Gli OGM non fanno male alla salute, anzi, spesso sono realizzati per trovare soluzioni – ad esempio – per le malattie dei vegetali o per i parassiti che li attaccano. Quindi al consumatore non resta altro che farsene una ragione, sedendosi sulla sua poltrona preferita e leggendo con calma le 284 pagine della seconda edizione. E’ un piccolo sforzo, ma è necessario per capire.

Walter Caputo
Cofondatore del blog: "Cibo al microscopio"