mercoledì 16 gennaio 2019

BRESSANINI E MAUTINO: IL BUON SENSO NELLA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

In questi mesi si parla molto di divulgazione scientifica: serve? se sì, come va fatta? Il dibattito, come succede spesso su temi importanti nell'epoca dei social, si è polarizzato: sembra si possa essere solo più contro una certa tesi oppure a favore. Pare si sia perso il buon senso.

Colgo quindi l'occasione - avendo recentemente letto "Contro Natura" di Dario Bressanini e Beatrice Mautino per estrarre dal loro testo alcune indicazioni - di buon senso - sulla divulgazione scientifica. L'argomento è il cibo, ma i suggerimenti seguenti - secondo me - valgono per qualunque divulgatore.

1) Completezza delle informazioni

Gli autori citati puntano a trattare un certo tema senza trascurare alcun aspetto. Non considerano solo la scienza del cibo, ma anche il comportamento dei consumatori, delle aziende, del legislatore. Analizzano anche questioni economiche, di marketing e di percezione dei rischi.

2) Nessuno è infallibile, nemmeno la scienza

Non è corretto dividere il mondo in due schieramenti: da una parte gli scienziati infallibili e dall'altra la massa ignorante. Innanzitutto anche gli scienziati sbagliano, ad esempio - come riportano gli autori - i ricercatori non possono considerare conclusivo un esperimento fatto su un campione di soli 34 soggetti. Tra gli scienziati e i cittadini ci sono i media, e anche loro sbagliano - ma sbagliano più facilmente se la fonte (la ricerca scientifica in questione) è già di per sé discutibile. Quando si tratta di temi scientifici inerenti il cibo, la gran parte dei consumatori si trova spesso spiazzata: c'è la pubblicità (facile da capire), ci sono le fake news (facili da diffondere), ci sono gli aspetti scientifici (spesso complessi), c'è la fiducia talvolta tradita (ad esempio il caso di Seveso per la chimica) e poi non c'è il tempo per approfondire, studiare e capire.

3) Attenzione alla comunicazione e al modo in cui le persone si fanno un'opinione su un certo argomento

Sembra logico pensare che le persone  si facciano un'opinione a partire dai fatti. E molti non si stancano di ribadire che solo i fatti contano. In realtà non è proprio così. Bressanini e Mautino sono andati a spulciare alcuni risultati che consentono di affermare che altri fattori pesano più dei fatti. Si tratta delle esperienze vissute, dei valori e della cornice nella quale una nuova biotecnologia viene presentata.

4) Distinguere la propria opinione da tutto il resto

Nel libro "Contro Natura" gli autori dicono anche la loro, a prescindere da tutto il resto, ma fanno bene attenzione a distinguere ciò che loro pensano rispetto ai contributi ottenuti da varie altre fonti. Così riescono a soddisfare il lettore che talvolta - giustamente - soprattutto su temi controversi vuol sapere cosa ne pensa - in parole povere - l'autore. Ma riescono anche a non confondere il lettore, lasciando che si concentri sul filo conduttore dell'argomento.

5) Per raggiungere effettivamente qualunque lettore occorre raccontare senza formule

Intendo dire: né formule matematiche, né chimiche né di altro tipo. Il mondo oggi è estremamente complesso: ciascuno fa un lavoro e cerca di star dietro alle innovazioni, agli aggiornamenti e alle novità che riguardano il proprio mestiere. Se non se ne occupa, se l'ultima volta che ha visto una formula è alle scuole superiori, come può capire un testo più o meno complesso? E - soprattutto - perché mai dovrebbe farlo? In "Contro Natura" ci sono molte storie, ben raccontate, e chiunque può leggerle, seguirle ed arrivare effettivamente a leggere tutto il libro, magari pure in breve tempo. Questo è il primo livello della divulgazione, quello che serve per dare un'idea di un certo fenomeno. Poi, se il lettore è interessato, potrà proseguire con un testo divulgativo di secondo livello, in cui è già presente una certa dose di complessità della materia. Se la motivazione è molto forte, il lettore passerà ad un manuale universitario. Ma dobbiamo tornare con i piedi per terra: la divulgazione è soltanto un ponte che serve per raggiungere una conoscenza più specialistica e approfondita. Senza ponte, molti non riuscirebbero a raggiungere la riva delle scienze "dure" (in tutti i sensi).

6) Meglio un reportage che un "saggio scritto in poltrona"

Andare a vedere con i propri occhi, andare a parlare con le persone che conoscono l'argomento consente di capire meglio il tema di cui si vuole trattare. Bressanini e Mautino riconoscono che questa modalità ha dato al loro libro un buon valore aggiunto. E dicono anche che alcune cose le hanno comprese in maniera più approfondita perché hanno intrapreso un "viaggio", sia di nome che di fatto.

7) Non trascurare gli aspetti storici nella divulgazione della scienza

E' noto che studiare il passato serve per comprendere il presente, a maggior ragione quando si tratta di cibo. Con una certa frequenza riteniamo che un certo cibo sia nostro, della nostra tradizione e del nostro territorio. Se diamo un'occhiata al passato scopriamo invece che spesso non è così, che quell'alimento proviene da molto lontano e - soprattutto - è cambiato molto nel tempo. In questo modo i nostri orizzonti di lettori si ampliano, sia nello spazio che nel tempo. E poi, non dimentichiamocelo, una storia che comincia con: "C'era una volta..." è spesso una bella storia.

Walter Caputo
Divulgatore scientifico