Gli chef sanno scrivere? E' importante che sappiano cucinare e dirigere, direte voi. Ed io sono d'accordo. Tuttavia molti chef scrivono libri e quindi dovrebbero saper scrivere. Spesso i loro libri non sono altro che ricettari e non hanno quindi alcun valore letterario. Ma esistono anche delle eccezioni.
Il libro: "Unti e bisunti - viaggio nell'Italia dello street food", scritto da Chef Rubio e pubblicato da Sperling & Kupfer è proprio una piacevole sorpresa nel panorama di settore. Innanzitutto si legge molto velocemente: una volta iniziato è difficile smettere. Tutt'al più ci metterete due o tre giorni. Poi è molto divertente ed anche piuttosto "grezzo": per queste caratteristiche assomiglia ai romanzi di Charles Bukowski (e persino alle sue poesie). A tal proposito, la scrittura è costituita da brevi periodi; insomma l'autore va a capo molto spesso, cosicché è a tratti poetica e comunque sempre sintetica. E' difficile raccontare con meno parole rispetto a quelle usate da Chef Rubio. Ed è proprio questo tipo di scrittura che fa sì che il testo sia particolare e letterariamente convincente.
Passiamo ora dalla forma alla sostanza: in cosa consiste il contenuto del libro? Quali obiettivi si propone l'autore? Innanzitutto il libro è un viaggio per l'Italia alla scoperta dello street food. Contiene quindi indicazioni geografiche, sapori, emozioni ad anche ricette. E' una sorta di diario ben scritto, ovvero scritto per gli altri e non per se stessi. Anche sulla base di immagini (a colori e in bianco e nero) l'autore fa un viaggio nelle tradizioni del cibo di strada a basso costo. Ed ecco apparire quindi l'obiettivo del libro: ci siamo stufati degli chef (più o meno stellati) che fanno piatti sofisticatissimi, piccolissimi e costosissimi. Vogliamo tornare ad assaporare i fritti (ma ben fatti), i sapori forti e i gusti della tradizione. E allora via con il panino con il lampredotto, il fritto di paranza, la frittata di pasta, la cicerchiata, la coratella in agrodolce...
Voglio concludere con un aneddoto personale. Sono da poco tornato dal Canada e l'ultimo giorno non volevo entrare in un ristorante giapponese del tipo "all you can eat". Mia moglie mi ha persuaso, ed invece di mangiare sushi ho preferito ali di pollo fritte con il miele. Non le avevo mai mangiate cucinate in quel modo; ho cominciato con quattro e poi ne ho prese altre quattro.... Mi sono imposto di smettere, altrimenti avrei continuato con la tabellina del quattro... però sono passato alla tabellina del due... con le banane fritte!!!
Walter Caputo
Food science writer