lunedì 5 novembre 2018

ORTORESSIA: QUANDO LA QUALITA' DEL CIBO DIVENTA OSSESSIONE

Il cibo e i suoi derivati stanno diventando la principale occupazione dell’essere umano. D’altro canto, secondo alcuni importanti neuroscienziati, se siamo arrivati ad un tale livello di evoluzione intellettuale, partendo da un cervello di semplice scimmia, lo dobbiamo proprio al cibo. Il grosso della nostra evoluzione umana è data dal fatto che ad un certo punto l'Homo ha scoperto che con il fuoco si potevano cucinare i cibi e grazie alla creazione di utensili ha potuto cacciare e tagliare la carne.

Ciò che ci distingue dalle altre specie è che usiamo strumenti per cacciare e cuciniamo il cibo. Il cibo è il “tormentone” degli italiani, che lo producono, lo vendono, lo trasformano, ne parlano in tv e sui social. Tante sono le figure professionali e sanitarie che girano intorno al cibo: ristoratori, food blogger, nutrizionisti, personal trainer e psicologi. Questi ultimi sono impegnati a curarci dagli effetti negativi che il cibo ha sulla nostra mente.

La preoccupazione per il cibo è come un moderno virus, che può colpire chiunque, e quando se ne viene colpiti si può sviluppare l'ortoressia. La parola deriva dal greco ὀρθός (orthós), corretto, e ὄρεξις (órexis), appetito, ed è un comportamento caratterizzato da:

a. ossessione per il cibo sano (privo o con pochi grassi, additivi ecc);

b. focalizzazione non sulla quantità ma sulla qualità;

c. evitamento ossessivo di cibi non controllati;

d. evitamento delle situazioni sociali che espongono al non controllo del cibo;

e. convinzione fideistica delle proprie scelte e intolleranza nei confronti di altre scelte alimentari.

Nel DSM-V viene inserita tra i disturbi alimentari ed è caratterizzata da un pensiero rigido, fisso e ossessivo verso tutti i processi che portano il cibo in tavola e che potrebbero comprometterne la salubrità. Mangiare in modo sano fa bene, ma farlo in modo ossessivo compromette la salute mentale. Quando la preoccupazione diventa eccessiva le conseguenze possono essere:

- forte aumento della spesa per alimenti percepiti di qualità;

- danni alla salute derivati da squilibri nutrizionali;

- difficoltà nelle relazioni sociali.

L’ortoressia all'inizio non appare come un vero e proprio disturbo, ma come una specie di regime alimentare selettivo, quasi come una dieta un po’ troppo salutista, attenta alla composizione dei cibi. In una recente ricerca è stato dimostrato che i fattori che maggiormente influiscono sulla nascita di un disturbo ortoressico sono: la tendenza comportamentale al perfezionismo, la presenza di disturbi alimentari in famiglia, relazioni familiari trascuranti, l'influenza sociale.

Questa patologia è una recente novità. Come ci ricorda Antonio Cerasa in "Diversamente sano - Liberi di essere folli", edito da Hoepli, la patologia mentale è in aumento, perché la società è sempre più complessa. Cerasa cerca di tener conto della complessità affrontando alcune patologie da diversi punti di vista: psicologico, neuroscientifico e sociale, camminando sulla sottile linea di confine tra la sanità e la patologia, in cerca di una terza “area” dove ci si può sentire diversamente sani.

Dott.ssa Luigina Pugno
Psicoterapeuta

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