martedì 7 agosto 2018

VEGANO = SANO?

Si definiscono vegani i vegetariani totali, ovvero coloro che non mangiano alcun cibo di origine animale. Ciò significa che i vegani non si limitano ad escludere la carne dalla loro alimentazione, ma anche crostacei, molluschi, uova, latte, miele. La dieta vegana ruota intorno a cereali, legumi, verdura, frutta fresca e a guscio, semi  e oli vegetali. Chi si limita alla sola dieta priva di derivati animali dovrebbe più correttamente definirsi vegetariano, perché chi è vegano abbraccia una filosofia di vita cruelty free, che evita di arrecare danni agli animali. Quindi non si usano capi di abbigliamento che provengano dagli animali come ad esempio il maglioncino di lana, cani poliziotto ecc.

Secondo il Rapporto Italia 2017 di Eurispes il 7,6% della popolazione è veg, più di preciso il 4,6% è vegetariano, mentre il 3% è vegano. Rapportato alla popolazione italiana significa che 1,7 milioni di persone in Italia sono vegane.

Le ragioni per cui si segue una dieta vegana sono diverse. Per motivi di salute: la carne e gli alimenti di origine animale possono danneggiare la salute; per etica: non sfruttare gli animali; per tutela ambientale: gli allevamenti intensivi non solo danneggiano gli animali, ma anche il pianeta Terra.

Qui ci occupiamo delle ragioni salutistiche. Lo IARC e l'OMS sono i punti di riferimento per quanto riguarda la salute e il cancro. Dopo aver esaminato circa 800 studi epidemiologici lo IARC ha inserito le carni processate (sottoposte a salatura, stagionatura, affumicatura ecc) in classe 1. Le considera quindi sicuramente cancerogene per l'uomo. Mentre la carne rossa è stata inserita in classe 2a, cioè in quella probabilmente cancerogena. In particolare tra carni rosse e processate e tumore al colon-retto esiste una correlazione. A causare il tumore sarebbe la presenza nella carne dell'eme (o gruppo eme, o ematina), un complesso chimico che si trova nell'atomo del ferro, che, come si sa, è molto presente nelle carni rosse.

Oltre a ciò nelle carni e nei prodotti che hanno origine dai mammiferi si riscontrerebbe la presenza di ormoni e additivi. Nelle carni lavorate si ritrovano additivi utilizzati per ritardarne l'alterazione. Queste carni contengono nitriti e nitrati aggiunti come conservanti, ma in grado di trasformarsi in nitrosammine, che sono noti carcinogeni. Inoltre, ormoni dati agli animali per farli crescere di più e antibiotici usati per curarli possono causare nell'uomo fenomeni di antibioticoresistenza.

Se non ci si ferma ad una lettura superficiale di quanto pubblicato da IARC e OMS, ma si prosegue con la lettura completa si scopre che in classe 1 ci sono anche le sigarette e gli alcolici. La presenza di un alimento o altro in una classe non è indicativo della sua “potenza di pericolosità”, infatti la potenza delle sigarette nel causare il cancro è decisamente superiore a quella della carne rossa e processata. Lo IARC indica anche le quantità che si possono consumare senza correre rischi, che sono  non più di 50 grammi al giorno di carni lavorate e 100 grammi di carni rosse (solo carni rosse, non tutte le carni o latte, formaggi e uova). A conti fatti se si mangiassero tutti i giorni più di mezz'etto di insaccati e più di un etto di carne rossa i casi di tumore al colon-retto passerebbero da 5 a 6 ogni 100 persone! Siamo lontani da un aumento preoccupante.

Per quanto riguarda l'uso di ormoni o di sostanze ad attività ormonale (come la crusca di plastica) tantissimi ignorano che sono state vietate negli allevamenti italiani dal 1981, mentre sono consentiti in Usa e Canada, per questo motivo dal 1988 l'Europa ha smesso di importare carne da questi paesi. Le 40.000 analisi che vengono condotte annualmente non hanno mai riscontrato un campione positivo.

Gli antibiotici sono ovviamente consentiti per curare l'animale, come avviene per l'essere umano, e tipologia e quantità sono normate dalla legge, sempre come avviene per gli umani. Negli animali inoltre vengono tenuti in considerazione i tempi di smaltimento dell'organismo per far sì che quando l'animale viene macellato, non siano più presenti nel suo organismo.

Infine gli additivi come nitriti e nitrati sono presenti anche nei vegetali. I nitrati si trovano nella maggior parte delle verdure, e in quelle a foglia verde, persino in gran quantità. I nitriti si trovano in alcuni ortaggi come le patate. Detto ciò bisogna ammettere che il ridotto o inesistente apporto di alimenti di origine animale riduce il colesterolo, come sappiamo, implicato nelle malattie cardiovascolari.

A questo punto sarà chiaro per il lettore che scegliere la dieta vegana per motivi salutistici non ha un gran fondamento. 

Vediamo insieme gli effetti che ha la dieta vegana sull'organismo umano.
Qui riporto un elenco di ciò che manca del tutto o in parte nella dieta vegana: vitamina B12, D, omega3 (assenti), calcio, zinco e ferro (molto carenti). Chi segue questa dieta deve assolutamente colmare queste carenze con l'assunzione di integratori.

Ed ecco un elenco di cosa si può trovare in abbondanza nella dieta vegana: antinutrienti (molecole che ostacolano o impediscono l'assorbimento dei nutrienti) come acido fitico e i suoi sali (presenti nei cereali integrali), fitati, acido ossalico, inibitori della proteasi e lectine (presenti in fagioli, soia, cereali e frutta a guscio). Per ostacolare l'effetto degli antinutrienti è necessario lavorare gli alimenti attraverso la macinazione, l'ammollo, la germinazione, la lievitazione acida, la fermentazione. Insomma gli alimenti cardine della dieta vegana non si possono assumere solo così come sono.
Oltre agli antinutrienti abbondano anche gli zuccheri dei carboidrati e gli omega6 presenti nell'acido linoleico.

Queste abbondanze e carenze sono responsabili, a breve o lungo termine, in chi segue la dieta vegana di: 
- amenorrea: causata da calo ponderale e di grassi;
- anemia: causata da carenza di ferro e vitamina B12;
- disturbi del comportamento alimentare: anoressia (probabilmente presente prima di abbracciare questa dieta) e bulimia (causata dagli sbalzi glicemici);
- ansia, depressione e DAP. Causati da livelli inadeguati di vitamina B12, omega3, ferro, triptofano che è un precursore della serotonina, e colesterolo, implicato nell'attività ormonale e di conseguenza ha effetti anche sui livelli ormonali non sessuali, ma che regolano il funzionamento fisico e mentale
caduta di capelli: causata da apportii nsufficienti di zinco e ferro;
- comportamenti aggressivi: causati da carenza della B12, colesterolo;
- danni neurologici: causati da carenza di B12 ed eccesso di omocisteina;
- debolezza: causata da carenze di B12, ferro, zinco, proteine e testosterone sintetizzato a partire dal colesterolo;
- deperimento muscolare: causato da carenze di proteine;
- ipotiroidismo: causato da carenze di iodio e selenio;
- indebolimento delle difese immunitarie: causato da carenza di ferro, zinco, selenio, vitamine D e B12, e proteine;
- infertilità: causata da carenza di testosterone, o eccesso di estrogeni;
- osteoporosi e carie: causati da carenze di vitamine B12 e D, proteine, omega3, calcio e vitamina K2;
- pancia gonfia e meteorismo: causati dalle fermentazione nell'intestino dei vegetali;
- patologie cardiovascolari: causate da aumento di omocisteina, omega6 e carenza di B12.


Esistono davvero tanti studi scientificamente validi che dimostrano gli effetti negativi, a volte irreversibili, della dieta vegana e che i benefici di questa dieta, come la prevenzione del cancro e delle malattie calrdiovascolari, gli effetti benefici sulla glicemia e il colesterolo sono a conti fatti inesistenti.

Bibliografia:
- Luca Avoledo - "No vegan - la verità scientifica oltre le mode"- ed. Sperling e Kupfer (e tutta la corposa bibliografia relativa ai suoi capitoli 9-10 e 11);
- Silvia Bencivelli, Daniela Ovadia -  "E' la medicina, bellezza! - Perché è difficile parlare di salute" - Carocci editore.

Dott.ssa Luigina Pugno