sabato 14 dicembre 2019

PIANTE IN VIAGGIO

Foto di Walter Caputo
Non voglio cominciare questo pezzo dicendovi che le piante sono fondamentali per la nostra esistenza e per il nostro percorso evolutivo, perché dovreste già saperlo. Voglio invece parlarvi di un libro da cui estrarre alcuni punti principali che vi consentiranno di capire - letteralmente - un mucchio di cose. Si tratta di "Piante in viaggio", scritto da Telmo Pievani ed Andrea Vico, illustrato da Nicolò Mingolini e pubblicato da Editoriale Scienza in una collana ad hoc in collaborazione con l'Orto botanico di Padova, che è il più antico orto universitario del mondo e - appunto - nel 2022 compirà la bellezza di 800 anni di vita. Una collana di 8 libri è uno dei modi scelti dall'Università di Padova per festeggiare il suo lunghissimo compleanno.

Innanzitutto il libro in oggetto ha un filo conduttore e una motivazione. Il filo conduttore è un mercato straordinariamente ricco di frutta e verdura, che si chiama "Mercato Grande": ciò serve a farci capire che esistono molte più specie vegetali di quelle che conosciamo e sono tutte importanti. La "motivazione" è invece rappresentata da una "cena planetaria": in buona sostanza è ciò che spinge i protagonisti del libro a fare un viaggio tra le piante... in viaggio! Cito testualmente: "Ogni famiglia cucina un piatto tipico del suo Paese di origine e i tuoi compagni lo presentano, lo raccontano prima di farlo assaggiare a tutti". Questo è molto bello, è un modo per unire le persone, infatti non c'è dubbio che il cibo sia una potente colla sociale: "Un piatto è come una persona che non conosci: a guardarlo ti sembra così strano che non lo assaggeresti mai.... ma se vai oltre le apparenze forse scopri che ti piace". 

Come detto in precedenza, ci sono alcuni punti centrali di "Piante in viaggio", che vanno evidenziati a beneficio di tutti. Si tratta di: biodiversità; selezione; evoluzione; commercio. Cominciamo con la biodiversità, citando direttamente gli autori: "La diversità riflette la ricchezza genetica di una specie, che è un'assicurazione sul futuro, perché se arriva un parassita e colpisce una certa varietà, un'altra varietà saprà invece resistere". Peraltro, l'Italia è un paese straordinariamente ricco di biodiversità, grazie ai molti climi diversi delle sue zone e grazie alla posizione centrale sul Mediterraneo (tutto il commercio transitava per il Mediterraneo). Naturalmente, in merito alla biodiversità, occorre trovare un punto di equilibrio - che rappresenta necessariamente un compromesso - fra l'estremo della globalizzazione spinta e quello dell'orto di sussistenza per ciascun individuo. Non è possibile che ciascuno abbia un orto proprio, lo coltivi e ne raccolga i frutti, ma non è neanche pensabile che ci si debba nutrire esclusivamente di cibo lontanissimo dalla zona di residenza, acquistato solo in un ipermercato.

Non meno importante è la selezione. L'uomo - da sempre - ha selezionato le piante che riteneva migliori, si è impegnato a coltivare nel suo Paese piante che provenivano dai più remoti angoli della Terra e ha sempre cercato - dove necessario - di eliminare le sostanze tossiche dalle piante per mangiarle. Se oggi lo fa con un maggior livello tecnologico rispetto al passato, non dovremmo quindi stupirci, né aggregarci a gruppi di persone che ritengono "contro natura" l'opera dell'uomo sulle piante.

A tal proposito, passiamo all'altro punto centrale del libro: l'evoluzione. Gli autori ci spiegano - ad esempio - come e perché siamo diventati agricoltori: il cambiamento del clima, infatti, non ci ha consentito di continuare a fare i cacciatori - raccoglitori ed oggi stiamo pagando il prezzo di un nuovo cambiamento climatico, in attesa di avere il coraggio di cambiare ed adattarci all'ambiente. In particolare, considerando esseri umani e piante, bisognerebbe parlare di coevoluzione, infatti - come scrivono gli autori - "noi abbiamo trasformato le piante e le piante hanno trasformato noi". Dovrebbe esser chiaro a questo punto, che l'evoluzione delle piante ha portato con sé anche l'evoluzione del nostro cervello e del nostro intestino, insieme con la cottura dei cibi, di conseguenza non ha alcun senso seguire crudisti o paleodietologi ("indietro non si torna!" scrivono a tal proposito gli autori). Inoltre, studiare la storia del cibo serve proprio per capire come siamo arrivati ad oggi: in buona sostanza tutto ciò che noi definiamo "tradizionale" non lo è, in quanto è giunto da un altrove, soprattutto tramite il commercio. Di conseguenza possiamo tranquillamente affermare che non c'è nulla di tradizionale da proteggere contro qualche minaccia esterna. Noi abbiamo un mix e ce l'abbiamo perché il mix ha vinto la corsa evolutiva. 

Aggiungiamo una cosa sul commercio. I commercianti, giunti in Italia dai loro Paesi di origine, portano da noi la loro frutta e verdura per cercare - nonostante tutto - di sentirsi a casa.  E sono loro che, in realtà, compongono la parte più interessante del Mercato Grande. E quindi anche questo è un elemento importante di un libro denso, ma equilibrato nei contenuti, dialogico nella struttura e storico nell'approccio. Non manca niente, c'è infatti anche la pizza (in cui qui potete approfondire gli aspetti storici e scientifici) e il caffè, la merce più importante al mondo dopo il petrolio. 

A questo punto, dopo avervi dato una buona idea per farvi un regalo di Natale (e, perché no, ad utilizzare il libro a scuola o in biblioteca con l'annesso laboratorio, magari per sviluppare le competenze trasversali), mi dirigo verso una delle mie scaffalature e riprendo "Spore" di Maria Lodovica Gullino, il cui sottotitolo: "Tulipani con la febbre, caffè arrugginito, mele marce, arance tristi, basilico impazzito. Malattie delle piante che hanno cambiato il mondo e la mia vita" vi fa capire che è proprio la prossima lettura da affrontare. 

Walter Caputo
Co-fondatore di Cibo al microscopio

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