Sovrappeso e obesità richiedono alti costi individuali e nazionali. I metodi tradizionali per ridurre il peso e promuovere la salute non si sono rivelati efficaci. Infatti le ricerche mostrano che a distanza di qualche anno dal raggiungimento del peso "ideale", non solo non si è riusciti a mantenerlo, ma si è ripreso più di quanto si era perso. Rigorose ricerche quantitative e qualitative stanno studiando metodi alternativi emergenti: uno di questi è la mindful eating.
Mindful eating è l'accettazione non giudicante delle sensazioni fisiche e delle emozioni mentre si sta mangiando. Con la mindful eating si arriva a riconoscere i propri segnali di fame fisica (e non emotiva) e di sazietà al fine di decidere correttamente cosa e quanto mangiare. La letteratura sulla mindful eating mostra successi nell'acquisizione della consapevolezza e promettenti risultati per una sana regolazione del peso.
Fonte: non solo fitness |
Fin da bambini il mangiare è un’azione automatica e inconsapevole. Quando gli adulti li premiano con un cibo desiderato o particolarmente ghiotto, si crea una relazione significativa e vantaggiosa tra cibo e ricompensa, che in futuro potrebbe diventare anche compulsiva. Il cibo, invece, dovrebbe
continuare a rappresentare una necessità.
Stress di vita ed emotivi possono portare il bambino ad utilizzare il cibo come sedativo, esattamente come fanno gli adulti. Ciò accade soprattutto in bambini e adolescenti non abituati a riconoscere e a manifestare, anche per via dell’inesperienza e della mancanza di lessico emotivo dovuta all'età, le emozioni che insorgono in relazione a uno stimolo. Mangiare diviene così il comportamento compulsivo e senza scelta che si mette in atto quando nessun’altra opzione è possibile (Taut, Renner, & Baban, 2012).
Il ricorso al cibo come strumento di sedazione rappresenta a tutti gli effetti un fattore determinante nell’aumento di peso incontrollato e nell’obesità. Anche l’eccesso di attività e stimoli innalza i livelli di cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress, che aumenta il senso di fame. Addestrarsi a quella che chiamiamo mindful eating significa invece imparare ad essere completamente consapevoli dell’intero processo, notando sia il gusto che il cibo ha, sia il piacere che esso ci provoca, nonché le sensazioni interne ed esterne di sazietà che induce unite alle sovrastrutture della psiche che influenzano la fame, la mancanza di appetito e il desiderio dello stesso. La mindfulness è in grado infatti di modificare nella struttura un’azione radicatasi lungamente attraverso la ripetizione automatica e caratterizzata spesso da senso di colpa e da conflitto.
Il testo Mindful eating edito da EPC è scritto dalla dottoressa Teresa Montesarchio e ci spiega le tappe della mindful eating.
Fonte: dr.ssa Luigina Pugno |
Prima di cominciare si deve redigere il proprio diario alimentare e rispondere ad un test sull'autoconsapevolezza e l'accettazione di sé.
Fatto questo si comincia subito con i primi esercizi per coltivare l'attenzione, la capacità riflessiva e la consapevolezza.
Frasi ricorrenti nella psicoterapia dei disturbi alimentari sono: "il problema è che sono goloso" o "il problema è che mi piace mangiare" e sono segno della mancanza di consapevolezza del proprio modo di alimentarsi. Quando ribatto che secondo me invece non sentono il sapore del cibo, perché mangiano velocemente e buttano giù il cibo dopo pochi morsi, l'espressione del viso diventa di consapevolezza. Questo non basta, bisogna diventare consapevoli anche nella pratica.
Da qui il libro si addentra nel lavoro di preparazione alla mindful eating, ovvero diventare consapevoli del proprio corpo e delle sensazioni di fame e sazietà, spiegando che esistono 9 tipi di fame. 5 tipi di fame sono legati ai 5 sensi; 2 tipi di fame sono quella delle cellule e dello stomaco responsabili dei segnali di fame e sazietà; 1 è la fame della mente; ed 1 infine è la fame del cuore. La fame della mente è quella che ci rende facilmente influenzabili dalle diete del momento, dalle paure legate alla salubrità del cibo, dall'immagine corporea.
La fame del cuore è la fame emotiva, che ci porta a mangiare per non sentire o per riempire un vuoto emotivo. Per ogni tipologia di fame nel libro si trova un esercizio per diventarne consapevoli.
Nella mia esperienza clinica ho riscontrato quanto afferma la dottoressa Montesarchio, ovvero che la non consapevolezza della fame del cuore porta ad "un circolo vizioso di sofferenza, inimicizia, ansia e abbuffate alimentari seguite da perdite e riacquisti di peso corporeo, con altrettanti soldi regalati ai vari professionisti e non professionisti del dimagrimento"!
Il testo è breve, ma ricco di spunti di riflessione, di esercizi per diventare consapevoli e di attività iniziali e finali per rendersi conto del percorso fatto. E' un libro adatto al fai da te e ai professionisti del settore, curiosi di questo approccio, o già formati sulla mindfulness e sul trattamento dei disturbi alimentari.
Per ricevere informazioni sul Corso per la gestione del peso corporeo potete contattare l'associazione Eco di Torino al 3288260495 www.ecoassociazione.it
Per ricevere informazioni sul Corso per la gestione del peso corporeo potete contattare l'associazione Eco di Torino al 3288260495 www.ecoassociazione.it
FONTI:
Taut, Renner, & Baban, 2012 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3457082/
T. Montesarchio, Mindful eating, EPC editore
A. Montano e S. Villani, Programma mindfulness "il fiore dentro", Eclipsi