Alessandra Miraglia (con il camice) e Luigina Pugno, mentre rispondono alle domande poste dal pubblico |
Vogliamo però chiedere alla dott.ssa Miraglia come si procede in laboratorio per effettuare un esperimento di questo tipo.
Innanzitutto, dott.ssa Miraglia, che cosa ci occorre per effettuare l'esperimento?
Sicuramente serve il materiale da cui estrarre il DNA, cioè il pomodoro, ma va bene anche il kiwi o la banana. Poi ci occorre carta da filtro, ansa, becher, provette, pipette, pestello e mortaio. Ed anche una piastra riscaldante ed un termometro per tenere sotto controllo la temperatura. Dovremo preparare la soluzione di estrazione, che sarà composta da tensioattivi (es. detersivo per piatti), cloruro di sodio (sale da cucina) ed un enzima proteolitico. Un enzima non è altro che un catalizzatore, ovvero un mezzo per velocizzare una reazione chimica: a tal fine si può usare la bromelina, che è una proteasi e si estrae dal succo d'ananas. Infine dobbiamo procurarci dell'etanolo: va bene l'alcol a 96 gradi.
Se avessimo a disposizione un microscopio elettronico potremmo vedere i filamenti di DNA: dovremmo però colorarli con il blu di metilene. Per vedere proprio la doppia elica ci vuole un microscopio atomico.
Sotto i riflettori: l'estrazione del DNA dal pomodoro e il libro "La pizza al microscopio" (Gribaudo 2016) |
A questo punto come si procede?
In laboratorio si procede grosso modo come si potrebbe procedere a casa propria. Però prima si devono fare le misure: 100 grammi di pomodoro ripulito da pelle e semi. La polpa di pomodoro va pestata con delicatezza, perché altrimenti il DNA potrebbe deteriorarsi.
A parte occorre preparare la soluzione di estrazione nel becher: 100 ml d'acqua, 10 ml di detersivo per piatti, 3 grammi di sale, 5 ml di succo d'ananas fresco (intendo dire estratto proprio dall'ananas). A questo punto aggiungiamo la soluzione di estrazione al pomodoro pestato. Mettiamo il risultato ottenuto a bagnomaria sulla piastra riscaldante. La temperatura massima è 50°C, se si dovesse superare tale temperatura potrebbero verificarsi processi ossidativi e di degradazione del DNA. Riscaldare serve a velocizzare il processo. Poi però dobbiamo raffreddare velocemente in un bagnetto di ghiaccio. Filtriamo usando la carta da filtro, preleviamo 20 ml di filtrato e lo mettiamo nella provetta.
Nella provetta aggiungiamo 20 ml di etanolo facendolo scendere lentamente, in modo che le due soluzioni non si mischino. Infatti l'alcol è solubile, però è meno denso, quindi resta in superficie e galleggia. Il DNA precipiterà nell'alcol ed osserveremo dei fiocchettini che vanno prelevati con un'ansa e riposti su un vetrino. Poi basterà aggiungere una goccia di colorante (blu di metilene) e si potrà osservare il risultato al microscopio elettronico.
Da sinistra: Walter Caputo, Alessandra Miraglia e Luigina Pugno (foto ricordo FDD2016) |
Molti associano caratteristiche negative al termine "biotecnologie". Credono che i biotecnologi siano oscuri manipolatori della natura. Come stanno in realtà le cose?
Le biotecnologie rappresentano un'evoluzione della tradizionale biologia che si studia all'università. Come la biologia, la biotecnologia ci consente di studiare e conoscere la vita. Però, a differenza della biologia, la biotecnologia - appunto grazie a tecnologie ad hoc - ha fatto passi da gigante. Intendo riferirmi ad esempio all'ingegneria genetica. In un certo senso la biotecnologia potrebbe essere scaturita dall'unione dell'ingegneria con la biologia. L'ingegneria crea a livello macroscopico (pensiamo ad es. ad un grattacielo), mentre la biotecnologia crea a livello microscopico.
L'evento del 4/11/2016 al Festival della Divulgazione di Potenza |
A proposito, qual è il suo pensiero rispetto agli OGM?
Dobbiamo sempre considerare che lo scopo deve essere il miglioramento genetico (ad es. nell'ambito dei vegetali). Vorrei dire questo ai lettori: se siete contrari agli OGM, provate le radiazioni ionizzanti! Oppure mettetevi a fare tentativi e magari otterrete risultati dopo molti anni. E' proprio questo il punto: gli OGM sono il frutto di una tecnica molto più mirata delle radiazioni ionizzanti e sono un deciso passo avanti rispetto ad incroci casuali, frutto di innumerevoli tentativi, nell'attesa di risultati che talvolta non arrivano. E intanto dobbiamo comunque mangiare. In tantissimi, seduti alla stessa tavola....
Walter Caputo e Luigina Pugno
Nessun commento:
Posta un commento