"La pizza al microscopio" (Gribaudo 2016) - pag. 110 |
Il moderatore Rocco Moliterni (giornalista che si occupa soprattutto di critica enogastronomica) ha dato la parola a Sergio Givone, che ha subito puntualizzato un concetto importante: l'eterna giovinezza è una fregatura, perché è la morte da giovani. Quindi è quanto meno opportuno sospettare di chi ci vuol propinare - attraverso rimedi di vario tipo - l'eterna giovinezza. E se il rimedio passa attraverso il cibo? Innanzitutto, in un certo senso, noi condividiamo il cibo con gli animali, che mangiano direttamente (e immediatamente) ciò che trovano in natura. Noi invece mangiamo, in generale, cibo preparato, che di per sé è storia, o meglio, è la nostra storia: da come si mangiava una volta a come si mangia oggi.
Davide Sisto ha ricordato all'uditorio il fenomeno americano del "transumanesimo", dottrina secondo la quale, grazie ai progressi della scienza e della tecnologia, l'uomo è giunto ad avere un controllo totale del proprio stato biologico. Naturalmente, noi non abbiamo un controllo totale del nostro stato biologico. Oltretutto l'efficacia degli antiossidanti è in discussione. Io stesso - a pag. 110 del libro "La pizza al microscopio" (Gribaudo, 2016), in un paragrafo intitolato "La verità, vi prego sugli antiossidanti" ho riportato che l'affermazione secondo cui gli antiossidanti sono buoni e i radicali liberi sono cattivi potrebbe essere uno dei miti scientifici immortali. Testualmente ho scritto: "Topi geneticamente modificati per produrre una maggiore quantità di radicali liberi hanno vissuto quanto ci si sarebbe aspettato da un topo, non di meno. Inoltre, topi geneticamente modificati per produrre una maggiore quantità di antiossidanti non hanno vissuto più del normale". Peraltro, il rapporto fra cibo, alimentazione e salute è piuttosto complesso, nonché reso più difficile dalla presenza delle bufale e dalle scoperte scientifiche in attesa di verifica, che talvolta vengono lanciate dagli organi di stampa come soluzioni definitive. Spesso invece si tratta solo di piccoli passi in avanti. Proprio di questi temi si parlerà - grazie al contributo di oltre 30 relatori - al secondo Convegno Nazionale di Medicina e Pseudoscienza, in programma dal 6 all'8 aprile 2018 a Roma. D'altronde, Davide Sisto - in veste di studioso di tematiche inerenti la morte - ha detto che noi consideriamo la morte come un effetto specifico di una causa contingente, e cerchiamo di "risolvere la causa". Invece si potrebbe affermare che noi moriamo di "mortalità": in questo modo dovremmo sgomberare la mente da illusioni fondate sul cibo e sui farmaci. Il cibo va inserito all'interno di un contesto vitale razionale, ovvero in un contesto in cui sappiamo che comunque dovremo morire.
Anche Andrea Pezzana è risultato d'accordo con Davide Sisto. Non a caso ha affermato che l'allungamento della vita non è un obiettivo da conseguire. Abbiamo già ottenuto l'allungamento della vita ed ora facciamo i conti con le conseguenze sui singoli, sulle famiglie e sullo Stato. Invece di affrontare un'estrema vecchiaia costellata di numerose malattie cronico-degenerative dovremmo puntare a ridurre la durata del periodo di vita peggiore. E il cibo come si inserisce nella vita delle persone? Il cibo, da compagno di viaggio di cui conoscevamo tutto, si è trasformato in oggetto di consumo e quindi, ora, segue le regole di tutti gli altri beni di consumo.
Prendiamo ad esempio il caso degli astronauti: nel loro caso si verifica un invecchiamento in salute, ma accelerato. I sei mesi di permanenza nello spazio di Samanta Cristoforetti le sono costati oltre 10 anni di invecchiamento. La Nasa inizialmente aveva pensato di risolvere il problema con gli integratori, ma i risultati furono scarsi. Ora invece punta di nuovo sul cibo. Fortunatamente gli astronauti sono mediamente molto sani e recuperano parecchio al loro ritorno sulla Terra.
Ma non è solo il cibo a consentirci di invecchiare in salute. Anzi, non basta. Hanno un peso rilevante sulla nostra salute in età avanzata gli stili di vita e le relazioni con le altre persone e con il territorio. Questi fattori possono completare una dieta non vegetariana, ma che tende verso i vegetali e i legumi, senza però medicalizzare il cibo quotidiano, ovvero senza ridurlo ad un quantum di calorie, come ha ribadito anche Sergio Givone. Così pure si è espresso Davide Sisto, quando ha detto che il cibo non può essere uno strumento per sconfiggere la morte. Se facciamo rientrare la morte nella nostra vita, allora il cibo può diventare qualcosa che migliora la nostra vita. Ciò significa mantenere un comportamento razionale, considerando anche che - ad esempio - contro la casualità dei tumori non possiamo far molto (ma la prevenzione va sempre e comunque attuata).
I relatori del 26 ottobre (Pensare il cibo 2017) |
Andrea Pezzana ha poi definito alcuni strumenti come le piramidi alimentari (alla cui base sono posti gli alimenti da consumare in maggior quantità, mentre al vertice risultano quelli da consumare raramente) e i colori della salute per orientarsi nell'alimentazione. Inoltre ha ribadito due fatti importanti: innanzitutto non siamo certi che l'assunzione di sostanze per via orale o tramite iniezione faccia bene come l'assunzione di quelle stesse sostanze tramite il cibo. Ha quindi implicitamente posto un livello di attenzione su integratori e sostituti del cibo. Inoltre se c'è qualcosa che ci fa bene (ad es. un determinato cibo), non è assolutamente detto che mangiandone in maggior quantità ci faccia stare meglio. Ad esempio, sono noti alcuni casi in cui un eccesso di vitamine ha avuto un effetto controproducente.
Esistono poi alcuni inganni in cui facilmente possiamo cadere. Prendiamo la dieta mediterranea: non si tratta di mangiare pasta col pomodoro, ma di fare una dieta molto morigerata, stagionalizzata, localizzata e sostenibile rispetto al territorio. E' altrettanto diffuso l'equivoco (commerciale) di prodotti come "Quattro salti in padella" che ci vorrebbero illudere di far festa tutti i giorni. Non c'è mai stata festa tutti i giorni con riferimento al cibo: ad esempio chi allevava colombi per mangiarli sapeva benissimo che non poteva certo mangiarli tutti i giorni...
Infine, ecco un'interessante risposta ad una domanda del pubblico sulla dieta vegana. Andrea Pezzana ha detto che si tratta di una dieta sicuramente sconsigliata nei primi anni di vita e - in ogni caso - è un regime alimentare che richiede un controllo ossessivo del cibo (e già questo non va bene), al fine di determinare (e colmare con integratori) ciò che manca. Quindi la dieta vegana porta comunque ad una medicalizzazione dell'alimentazione. E - ha aggiunto Sergio Givone - sembra quasi uno strumento di ascesi.
Walter Caputo
Cofondatore del blog "Cibo al microscopio"
Coautore del libro "La pizza al microscopio"
Relatore al CNMP 2018: Secondo Congresso Nazionale di Medicina e Pseudoscienza